Ibridare e illuminare.
Sono queste le due azioni principali che Romeo Sozzi e Bottega Ghianda mettono in campo nel momento in cui decidono di rieditare la storica libreria Luigi (o mi amate voi) che Gaetano Pesce aveva progettato e realizzato nel 1982 in collaborazione con un’azienda italiana che non esiste più.
L’ibridazione si manifesta nella scelta di applicare alla struttura in legno di faggio tinto nero (come nel prototipo) dei ripiani colorati in resina, trattata con la cura, il rigore e la preziosità tradizionalmente riservate alle essenze lignee più pregiate.
L’illuminazione nasce invece dalla scelta di alloggiare nella struttura lignea una luce a LED in modo da creare una sorta di parete luminosa, o di quinta teatrale. Gli impasti irregolari delle resine coabitano con il rigore della struttura lignea che le incornicia attraverso una rete di quadrati e rettangoli che fanno pensare alle opere di Mondrian.
Così rieditata, la libreria Luigi (o mi amate voi) si colloca nello spazio domestico come un prezioso oggetto polisemico: al tempo stesso libreria e quinta scenografica, ma anche dispositivo luministico e cromatico che porta il design a dialogare da vicino con l’arte contemporanea.